24 febbraio 2022: con la guerra tra Russia e Ucraina siamo entrati molto probabilmente in una nuova era geopolitica, quella dello scontro aperto tra DEMOCRAZIE e AUTOCRAZIE.
Per non soccombere in questa che potrebbe diventare la sfida campale del XXI secolo per l’intera umanità, le democrazie devono attrezzarsi: bisogna far tesoro dell’esperienze fatte, comparare modelli per scegliere il meglio che abbiamo a disposizione, correggere gli errori e migliorare costantemente le performances del modello democratico. È proprio per dare un piccolo contributo in tal senso che OCE (Osservatorio Civico Europeo) mette in campo, non a caso oggi, il progetto DEMOCRAZI@2.0: il tempo delle attese è finito.
OBIETTIVO ITALIA
L’Italia peraltro sul tema è molto in ritardo sul tema della qualità della democrazia: la Repubblica vive da più di trenta anni una crisi istituzionale e valoriale molto grave. Era il 31 dicembre 1991 quando il suo Presidente, il “picconatore” Francesco Cossiga, salutò gli italiani con il suo famoso ultimo discorso di fine anno del “meglio tacere”, e poi concluse, prendendo atto di non aver ottenuto alcun risultato, un settennato molto polemico nei confronti della classe politica. Questo perché la considerava responsabile di non aver affrontato e risolto il problema delle riforme istituzionali necessarie per dotare la Repubblica italiana, nata dalla Resistenza del 1943-45, di un moderno e più efficiente assetto in grado di meglio affrontare le sfide che la storia e il XXI secolo poneva davanti ad essa. Poi giunse la valanga di Tangentopoli che spazzò via quel sistema politico: ma il bipolarismo che ne venne fuori non ha avuto il tempo di consolidarsi in quanto la legge elettorale mista con prevalenza di maggioritario, il c.d. “mattarellum”, venne cancellato inopinatamente facendoci arretrare notevolmente rispetto sia alla qualità della rappresentanza che alla governabilità. Conseguentemente sia il centro-destra che il centro-sinistra, creati rispettivamente negli anni ’90 da Silvio Berlusconi e Romano Prodi, oggi, nel 2022, non esistono più e, dopo aver per quasi tre decenni offerto una alternativa di scelta agli elettori,
hanno esaurito di fatto la loro spinta propulsiva originaria. L’unica via di uscita che sembrano proporre oggi i partiti è un ritorno al sistema proporzionale puro. Come se la democrazia italiana fosse in un drammatico “gioco dell’oca”, rischiamo di tornare alla casella di partenza: la crisi irreversibile del sistema politico ed istituzionale italiano, dopo aver portato negli anni 1993-94 il “governo tecnico Ciampi” e negli anni 2011-12 il “governo tecnico Monti” oggi, nel 2021-22, ha reso necessario il “governo tecnico Draghi”. Ma i problemi che denunciava il “picconatore” Cossiga già nel 1991 restano (peraltro non più sotto il tappeto ma) alla luce del sole e costringono addirittura Mattarella a dover esercitare un secondo mandato presidenziale contro la sua stessa volontà.
La politica italiana è forse giunta alla sua “Waterloo” o, se vogliamo nutrire un po’ di speranza, potremmo dire, alla sua “Caporetto” (immaginando all’orizzonte una possibile auspicabile rivincita di “Vittorio Veneto” per continuare in questa metafora…). Intanto l’astensione sempre più ampia dei cittadini italiani nel momento elettorale rappresenta una pericolosissima spia di allarme che segna una distanza crescente tra istituzioni e popolo, di fatto una delegittimazione latente e continua dell’investitura democratica.
OBIETTIVO EUROPA
Allargando la visione all’Europa purtroppo lo scenario sulla crisi della democrazia non è migliore: stenta a decollare il progetto di una reale unificazione politica e della nascita degli Stati Uniti d’Europa, unico approdo possibile per rigenerare il Vecchio Continente e consentirgli di continuare a giocare un ruolo in un mondo globalizzato che vede in campo con il ruolo di protagonisti solo grandi player come la Cina, gli Stati Uniti d’America, la Russia, etc. Per noi italiani da ormai due secoli autorevolmente è stata tracciata la strada passando attraverso tre guerre d’indipendenza e due guerre mondiali: da Giuseppe Mazzini, Luigi Einaudi, Altiero Spinelli per giungere poi a Carlo Azeglio Ciampi, a Giorgio Napolitano e da ultimo a Sergio Mattarella. Cosa d’altro si deve aspettare? Eppure tutto ciò non è bastato: peraltro, in una situazione già molto difficile, indebolita dalla improvvida Brexit, si sono infine aggiunte, prima la pandemia da Covid 19 ed oggi la guerra tra Russia e Ucraina: se questo ha, da un lato, fatto drammaticamente aumentare tensioni e problemi è altresì vero che proprio nei momenti di maggiore crisi l’Europa ha sempre compiuto le sue più importanti progressioni in avanti. Bisogna quindi augurarsi che con gli esiti della Conferenza sul Futuro dell’Europa e con l’applicazione concreta del Next generation Eu e del New Green Deal si creino i presupposti per una reale rinascita europea.
La Commissione Europea ha anche lanciato di recente il New European Bauhaus, un movimento culturale che vuole trasformare le città e l’Europa tutta coniugando sostenibilità ambientale e inclusione sociale.
La difesa comune europea insieme ad una politica estera comune rappresentano il primo passo urgente da compiere subito, oggi, non domani, prima che sia troppo tardi, per poi chiudere definitivamente il percorso di una integrazione politica europea su effettive basi federali. Non ci sono alternative!
La speranza è che in questa nuova era geopolitica dello scontro aperto tra DEMOCRAZIE e AUTOCRAZIE (che come si è detto è forse iniziata proprio il 24 febbraio 2022 con l’attacco della Russia all’Ucraina), l’Italia e l’Europa sappiano insieme far emergere una forte identità europea fondata non solo su tutta la nostra lunga storia comune che ci ha visto protagonisti nel Rinascimento, nell’Illuminismo, nel Risorgimento, ma anche, in particolare, per venire ai giorni nostri, su due pilastri: da un lato, la “Resistenza 1943-45” contro il nazifascismo che ha definitivamente consegnato a tutti gli europei in eredità la libertà, la democrazia e questo enorme patrimonio consistente nel moderno Stato di diritto democratico e più in generale in tutti i diritti umani fondamentali; dall’altro, una nuova moderna “Resistenza Green 2020–30” che dovrà coniugare questa preziosa eredità con le nuove grandi sfide che abbiamo davanti a noi: la lotta ai cambiamenti climatici e ad ogni forma di inquinamento ambientale insieme alla lotta alle grandi ed inaccettabili diseguaglianze economiche e sociali.
Una forte identità europea condivisa è una base fondamentale assolutamente necessaria per poter costruire un comune destino e un futuro di pace per tutti i popoli europei. I due pilastri, sebbene diversi, si tengono insieme: sarà molto importante che gli europei siano riconoscibili, oggi e sempre, ovunque nel mondo, proprio per questi valori. Le autocrazie devono sapere che l’Europa mai arretrerà su questi due suoi pilastri identitari: tale certezza, diffusa nel mondo, rappresenterà il nostro punto di forza determinante.
OBIETTIVO PIANETA-TERRA
Sul clima la questione è ormai chiara a tutti e per il vero lo era già sin dal 1972 quando il MIT di Boston elaborò su incarico del Club di Roma, presieduto ancora da un italiano, Aurelio Peccei, il rapporto sui “Limiti allo sviluppo”: nel 2050, se non si intraprende la strada di un altro tipo di modello economico ecosostenibile, raggiungeremo il “punto di non ritorno”, con conseguenze immediate sulla possibilità di sopravvivenza del genere umano sul Pianeta-Terra.
E’ evidente che, senza voler toccare questioni ancora più urgenti e rilevanti (come, per esempio, quella energetica con l’inevitabile superamento delle risorse fossili per passare a quelle rinnovabili) sono proprio i paradigmi della economia tradizionale che vanno aggiornati e quindi corretti: se Marx appare messo fuori gioco dalla storia, anche gli insegnamenti di Smith e di Keynes non sembrano più sufficienti a farci trovare soluzioni efficaci nel XXI secolo. Nel ricercare nuove strade, tutte ancora da percorrere, forse dovremo e potremo anche recuperare ed approfondire alcuni altri grandi economisti del passato, purtroppo a lungo del tutto trascurati dal dibattito scientifico moderno come, ad esempio, l’italiano Antonio Genovesi (illuminista napoletano, padre della “Economia civile”, primo cattedratico in Economia al mondo presso l’Università di Napoli già nel 1754).
I tradizionali canoni economici dovranno essere, in ogni caso, rivisitati: allo Stato e al Mercato si dovrà aggiungere il Terzo Settore, la terza gamba di un “innovativo tavolo” capace di generare più efficaci forme di partenariati; competizione e concorrenza dovranno essere coniugate con collaborazione e semplificazione; il Pianeta-Terra e tutte le sue concrete articolazioni fisiche dovranno avere un nuovo riconoscimento e una forte tutela in chiave, prima giuridica e poi economica, a partire da una compiuta valorizzazione dei c. d. “beni comuni” che dovranno assurgere a tertium genus di beni, distinti da quelli sia privati che pubblici.
Solo un nuovo modello culturale-sociale-economico (provvisoriamente definito in ambito OCE “economia della borraccia”) capace di coniugare sviluppo, sostenibilità ambientale ed inclusione sociale potrà evitare il collasso annunciato del Pianeta-Terra.
CONCLUSIONI
Il cammino che abbiano davanti a noi per costruire una Democrazi@2.0, come appare evidente da queste prime battute, non sarà né facile, né breve: una luce è stata accesa nel febbraio 2022 in Italia con la riforma costituzionale degli articoli 9 e 41 della Carta fondamentale. La tutela ambientale ha fatto finalmente il suo ingresso in modo esplicito all’interno della cornice costituzionale ed economica della nostra società e questo a vantaggio anche delle nuove generazioni.
E’ una modifica costituzionale tardiva ma che va sicuramente nella direzione giusta.
Alla transizione ecologica, occorrerà aggiungere anche una compiuta transizione digitale e poi coniugare tutto questo con il necessario rafforzamento della democrazia, attraverso maggiore partecipazione e responsabilità. L’Osservatorio Civico Europeo, con questo progetto Democrazi@2.0, si è messo in cammino e non farà mancare il suo piccolo contributo: nel sito compariranno, di volta in volta, proposte ed idee da mettere in campo per favorire il dibattito ma anche per sperimentare innovazioni concrete in un sistema politico, istituzionale, sociale ed economico che va completamente rigenerato a tutti i livelli.
Il primo passo che OCE compie è aderire con convinzione al New European Bauhaus mettendo in campo la prima edizione del progetto “Museum4us – TREP@TRIE” che vedrà la luce a Milano tra il 9 giugno e il 12 giugno 2022 appunto in occasione del Festival NEB che si svolgerà in tutta Europa.
In questa occasione OCE lancerà, tra le altre idee, una proposta di legge di iniziativa popolare sull’acqua primo bene comune. Altre idee seguiranno per concretizzare un civismo proattivo ispirato all’azione di Stephane Hessel, il partigiano autore di due best-seller europei: “Indignatevi!” e poi “Impegnatevi!”.
Affinchè tutto si tenga sarà opportuno coinvolgere i nostri giovani, le nostre “sentinelle del mattino”, la vera speranza ma anche il vero motore di un possibile cambiamento. Ai meno giovani il compito di non far mancare consigli e suggerimenti quanto mai necessari per riuscire nell’impresa ciclopica che sta dinanzi a noi: inverare presto una Democrazi@2.0 che assicuri pace, progresso e benessere alle nuove generazioni ealle nostre TREP@TRIE. In bocca al lupo ITALIA! In bocca al lupo EUROPA! In bocca al lupo PIANETA-TERRA!
Italia (UE), 25 aprile 2022
Il Coordinatore OCE
Avv. Prof. Costantino Ruscigno